Anche Adelfia on-line affronta la questione sulla riforma costituzionale cercando di analizzare in maniera quanto più oggettiva possibile le modifiche che vengono apportate alla nostra carta fondamentale.
La data prevista per il voto è il 4 dicembre e per allora avremo passato in rassegna le modifiche apportate articolo per articolo, valutando pro e contro dei cambiamenti, individuando le ragioni dei SI e del NO, travalicando le posizioni politiche ed entrando nel merito.
Su questo link potete leggere il documento ufficiale con tutte le modifiche
I primi articoli che analizziamo sono 48 e da 55 a 58
Gli articoli in questione entrano nel vivo della riforma, la rottura del bicameralismo perfetto. Gli elettori dalle prossime elezioni, qualora il referendum decretasse la vittoria del SI, voterebbero esclusivamente per la Camera dei Deputati. Le innovazioni su questa camera sono non poche.
Innanzitutto, costituzionalmente si enuncia che tutte le leggi elettorali devono promuovere l'equilibrio tra uomo e donna. Ciò implica che nessuna legge ordinaria elettorale non può non tener conto di questa innovazione, pena l'incostituzionalità.
Solo la Camera dei Deputati è l'organo preposto a dare la fiducia al governo e quindi a fornire l'indirizzo politico, oltre che legislativo. Pertanto la nostra Repubblica resta di natura parlamentare. Infatti nessuna norma relativa al governo viene modificata.
Il Senato, invece perde il potere di dare la fiducia, ma diventa un organo intermedio tra Senato e Regioni. Restano sue prerogative l'approvazione di leggi di natura costituzionale e partecipa all'implementazione delle norme europee nel nostro ordinamento.
Il numero dei deputati resta di 630 mentre il numero dei senatori scende da 315 a 100
di cui 95 quali rappresentanti degli organi regionali e comunali e 5 nominati dal Presidente della Repubblica. La ripartizione dei Senatori è fatto in proporzione alla popolazione per Regione, ma nessuna Regione può avere meno di 2 senatori. Le due province autonome di Bolzano e Trento ne hanno 2 ciascuna.
Restano in carica per il tempo coincidente alla carica per cui sono stati eletti.
Le modalità della loro elezione dovrà essere approvata con apposita legge approvata dalle due camere.
Pertanto sarà a discrezione e per legge ordinaria il metodo di nomina che potrà spaziare dai listini bloccati fino a un sistema nominale in cui gli elettori decidono direttamente chi mandare al senato.
I fautori del SI sottolineano i risparmi dati dalla riduzione del numero dei senatori. oltre alla rottura con il bicameralismo perfetto, croce del sistema legislativo italiano sempre battuto da continui compromessi a causa di maggioranze risicate, soprattutto al senato.
In questo modo chi vince le elezioni avrà una maggioranza certa e potrà governare sul modello dei sindaci dei comuni
I fautori del NO al contrario non ritengono veritieri i dati sui risparmi, dato che sindaci e consiglieri provinciali dovranno essere rimborsati per i loro continui spostamenti. Inoltre si rischia un depotenziamento degli stessi a livello locale dovendo assolvere al doppio ruolo di consigliere/ sindaco e senatore.
Temono inoltre, un sistema presidenziale occulto in cui il capo del governo di fatto decide per la sua maggioranza.
Antonio Di Gilio
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