lunedì 9 gennaio 2017

Enoteca 1990 chiude. Addio Adelfia, il mio sogno lo realizzerò altrove

Oggi Adelfia on-line intervista il sig. Giovanni Bruno, titolare dell'ormai chiusa attività Enoteca 1990.
Buonasera a tutti e un grazie particolare al sig. Antonio Di Gilio per la sua intervista per il blog Adelfia on-line. Mi chiamo Giovanni Bruno ex titolare di Enoteca 1990 di Adelfia (BA)
Oggi all'età di 26 anni chiudo la mia attività dopo ben 5 anni. Con grande rammarico e il cuore a pezzi abbandono più che il mio lavoro il mio sogno. Diplomato all'istituto tecnico agrario di Locorotondo e figlio di proprietari terrieri da generazioni, decisi di intraprendere anche io un’attività in questo settore.
Ad appena 21 anni nonostante la mia giovane età, pieno di passione sin da tenera età per questo lavoro ho aperto nel gennaio 2011 “Enoteca 1990”.
 Ho cercato di dare, forse con sforzi inutili, un'entità ad Adelfia e agli adelfiesi seguendo le orme delle nostre origini e tradizioni, cioè l'agricoltura, ma con un tocco d'innovazione. Ho aperto la mia attività sia come rivenditore di prodotti di mia produzione (vino,olio,pasta,marmellate e sott'oli) ma anche con prodotti tipici a livello nazionale con annessa degustazione cibo-vino.
Dopo vari eventi letterari, aperitivi in vigna, cene solidale e tanto altro ancora vedevo poca affluenza da parte dell'adelfiese e una mediocre partecipazione da parte dei paesi limitrofi ho veciso di abbassare la sarcinesca.
Ho tentato varie soluzioni pur di evitare la chiusura, ma nell'estate 2016 ho deciso, col cuore a pezzi, che doveva essere l'ultimo anno in attività.
La chiusura di “Enoteca 1990” mi ha segnato profondamente in maniera negativa nel mio stato d'animo.
Prima che un lavoro l’enoteca rappresentava un sogno, e la sua chiusura per me è stato il crollo di tutto il mio mondo oltre che fisico e psicologico.
Molti pensano che chiudere un'attività sia come chiudere una porta. Non è assolutamente così.
Con sé vanno via ambizioni, speranze, traguardi raggiunti e abitudini.

1)      Sig. Giovanni Bruno, Lei ha avviato la sua attività in uno dei periodi peggiori dell'economia nazionale e non solo, perchè decise di aprire ad Adelfia?
Scelsi Adelfia perchè è il mio paese d'origine, la mia culla nativa, constatavo che pur essendo un paese prettamente agricolo, l'agricoltura scompariva, moriva il piccolo imprenditore agricolo.
Moriva colui che ti raccontava la sua storia e le bellezze dell'agricoltura come un favola raccontata a un bambino di tre anni. Spariva un'identità di questo paese nonostante non manchi di tipicità. In questo contesto, a mio avviso mancava il collegamento tra il produttore e il consumatore per portare a conoscenza la propria azienda e i propri prodotti.

2)      Quali erano a suo avviso i punti di forza e di debolezza del mercato adelfiese?
I punti di forza del mercato adelfiese sono da ricercarsi anche nella composizione di Adelfia.

Avere due rioni per noi è una cosa stupida, scontata ma fuori suscita curiosità e per questo le amministrazioni avrebbero dovuto creare turismo e incentivare le imprese e attività commerciali.
Potrebbe essere un punto di forza la nostra posizione geografica. Non tutti i paesi limitrofi sono in grado di produrre l'uva regina (tipica adelfiese) così come viene fatta qui da noi. Le contrade rurali sono uno scenario particolare, per chi si fa un giro nelle nostre campagne e ha ancora la capacità di essere attratto dalle piccole cose.
Per quanto riguarda le debolezze in primo luogo citerei le varie amministrazioni sia di sinistra che di destra che non hanno mai valorizzato il nostro territorio, non hanno mai cercato di portare turismo e non hanno valorizzato centri storici e le nostre campagne
Non da ultimo non hanno mai cercato di portare investimenti di imprese e attività commerciali perchè l'hanno resa poco vivibile.
Abbiamo dei prodotti tipici quali appunto uva regina e il coliriccio (simile alla cima di rapa) eppure non si è mai sviluppato un marketing territoriale con l’identificazione di aziende produttrici.
Un corso bellissimo e abbastanza lungo ma vissuto solo da veicoli, mai una chiusura straordinaria del fine settimana e/o giorni festivi.
Mancanza di parcheggi e una pista ciclabile poco sensata che, insieme a tanti altri problemi, ha compromesso il fatturato dell'impresa.

3)      Al di là della Sua specifica situazione aziendale, cosa per lei ha influito negativamente?
Non sono abituato ad accusare altri, le colpe le ricerco in me stesso e nelle mie scelte sbagliate da imprenditore. Però vedo nell'adelfiese una scarsa volontà di frequentare i locali del proprio paese. Sentirsi dire ancora dopo 5 anni che io ero solo un’enoteca e nient'altro mi fa capire come la gente non si sia mai avvicinata semplicemente per capire cosa fosse la mia attività.
C’è un’idea di bere vino legata ancora a concetti da anni ‘50, dove c'è un sorta di pudore a farsi vedere nelle enoteche. Secondo questa concezione chi beve vino in questi luoghi non degusta semplicemente ma lo fa per distrarsi dalla vita reale e in ultima analisi per ubriacarsi.

4)      Lei ha deciso di lasciare l'attività d'impresa o nei suoi piani c'è la volontà di aprire altrove e perchè?
La vita mi ha insegnato che ognuno di noi è portato per qualcosa e devi continuare a realizzare il tuo sogno. Il mio sogno è questo. Continuerò sempre ad investire ma mai più ad Adelfia. Sto valutando vari paesi da Conversano e Alberobello per arrivare a Milano, dove abbiamo richiesta di prodotti tipici pugliesi, in quanto c'è una cultura diversa sull'enogastronomia e i nostri prodotti sono più apprezzati.


Adelfia on-line la ringrazia

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